• PROGETTO DI PRE-PARTENZA –

    PROGETTO DI PRE-PARTENZA –

    Sintesi progetto

    EKSATHE progetto di inclusione socio-lavorativa dei cittadini di Paesi terzi residenti in aree ad alta vulnerabilità sociale, la creazione e/o il consolidamento di azioni di governance multilivello territoriale

     

    Obiettivi

    1. Valorizzare e migliorare le attività già avviate in Bangladesh di formazione linguistica e professionale finalizzata all’ingresso in Italia per motivi di lavoro
    2. Facilitare l’accesso di cittadini di paesi terzi a percorsi migratori legali, sicuri e sostenibili e contribuire al contrasto dell’immigrazione illegale.
    3. Contribuire efficacemente alla collocazione di cittadini di paesi terzi, residenti nei paesi d’origine sul mercato del lavoro e al fine di contrastare fenomeni di grave sfruttamento lavorativo.
    4. Promuovere l’effettiva integrazione dei migranti nel mercato del lavoro fin dal loro arrivo nell’UE e a un livello adeguato alle loro qualifiche

     

    Descrizione del progetto

    Nel 2021 l’associazione Italbangla con sede a Roma in collaborazione con Expatriates Development Society of Bangladesh, ha avviato dei corsi di italiano di livello preA1, A1 e A2 in diverse città e distretti del Bangladesh in particolare con la collaborazione dell’ente di formazione professionale Greenland Training Centre, garantendo l’interazione fra i corsi di lingua italiana e le specializzazioni tecniche, nonchè l’introduzione alle normative in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. In Italia l’associazione Italbangla ha intessuto rapporti e stretto partenariati con agenzie del lavoro e aziende per l’attivazione di tirocini formativi e in particolare per l’avvio di rapporti di lavoro dei beneficiari del progetto.

    Il progetto nasce con l’obiettivo di colmare il divario tra la manodopera e il reddito dovuto alla mancanza di competenze, infatti nonostante i lavoratori del Bangladesh siano molto richiesti in tutto il mondo grazie alla loro etica del lavoro e alla loro produttività, continuano ad avere dei redditi bassissimi in ragione della scarsa manodopera semi-qualificata e/o qualificata e dunque della mancanza di formazione professionale in settori produttivi specifici richiesti dal mercato del lavoro del paese di accoglienza.

    Il progetto inoltre nasce dalla consolidata esperienza dell’associazione Italbangla nell’osservazione del fenomeno migratorio dal Bangladesh;  l’immigrazione dal Bangladesh è quasi totalmente economica e i migranti sono consapevoli dell’impossibilità di ottenere un permesso di soggiorno come rifugiato. Nel 2020, il tasso di decisioni di primo grado negative ha toccato la cifra media dell’85 per cento. Nonostante questo, i giovani bangladesi lasciano il loro Paese e affrontano, con i conseguenti costi economici e personali, viaggi e traversate pericolose. Data l’impossibilità di ottenere un permesso per motivi di lavoro, la richiesta di asilo diventa l’unica strada percorribile per entrare in Italia; infatti, il più delle volte il progetto di questi giovani prevede il ricongiungimento con parenti o membri delle comunità di origine insediati nel nostro Paese, presso i quali svolgere un’attività di lavoro spesso irregolare. (Dati ASGI Associazione per gli Studi Giuridici sull’immigrazione).

    Ma il fenomeno del lavoro irregolare, come evidenzia la ricerca della FRA (European union agency for fundamental rights), curato per la parte italiana dalla fondazione Giacomo Brodolini, ha anche carattere di grave sfruttamento della manodopera nelle imprese, nelle fabbriche e nelle aziende agricole in tutta l’UE, come nel caso di degli operai clandestini di una piccola fabbrica di Sant’Antimo, che il datore di lavoro teneva sotto scacco ritirando loro i passaporti e minacciando ritorsioni sui loro familiari in Bangladesh.

    Recentemente è decisamente cresciuto il numero di emigrati bangladesi in Europa, e in particolare in Italia. La comunità del Bangladesh residente in Italia è quella che ha avuto tra il 2019 e il 2020 la crescita più intensa (5,7%) dopo quella egiziana, toccando quota 147.872 persone al 1° gennaio 2020.

     

    Paese/Regione

    Italia, tutto il territorio nazionale.

    Aree urbane e semi-urbane di:

    Mirpur, Dhaka city, Bangladesh;

    Gazipur city, Dhaka division, Bangladesh;

    Demra, Dhaka city, Bangladesh;

    Khulna, Khulna district, southwest Bangladesh

    Shariatpur district, Dhaka division, central Bangladesh;

    Brahmanbaria, Cittagong division, eastern Bangladesh.

    Contesto

    Nonostante il persistente livello di violenza che si registra in questo paese asiatico, alla base dei flussi migratori non ci sono soprattutto motivazioni politiche, bensì economiche. Il Bangladesh, in effetti, registra un tasso di crescita di oltre il 6% all’anno, ma ha anche il 14,8% della popolazione in condizioni di povertà assoluta (persone che dispongono di meno di 1,90 dollari al giorno – criteri indicati dalla Banca Mondiale).

    Un’altra ragione e rappresentata dalla pressione demografica. Il Bangladesh è una piccola nazione sovraffolata: quasi 166 milioni di abitanti diffusi su una superficie di circa 144 mila chilometri quadrati. (per fare un paragone l’Italia ha circa 60 milioni di abitanti su una superficie di oltre 302 mila chilometri quadrati).

    Dal punto di vista economico, il settore industriale è quello che contribuisce maggiormente al Pil, l’industria tessile rappresenta l’80% delle esportazioni. L’agricoltura continua a occupare la metà della popolazione attiva, soprattutto nella produzione di riso.

    Un altro fattore migratorio è ambientale. Il paese è infatti vittima di fenomeni estremi e catastrofi naturali causate dai cambiamenti climatici come l’innalzamento del livello dei mari e i numerosi e sempre più distruttivi cicloni, eventi aggravati dall’erosione del suolo e dalla deforestazione. Secondo le stime dell’Internal Displacement Monitoring Centre (IDMC), i disastri ambientali hanno costretto oltre 4 milioni di bangladesi a lasciare le loro abitazioni nel solo 2019.

    Dal punto di vista economico, la migrazione è un modo molto efficace, sul lungo periodo, per mantenere le famiglie rimaste in patria. Come riportato nella scheda paese dedicata al Bangladesh dell’ampia ricerca sui contesti di origine dei migranti di Caritas Italiana e ISPI, nel 2019 i bangladesi emigrati hanno inviato nel paese 17 miliardi di dollari di rimesse, tra i primi paesi al mondo nel contare su questa peculiare risorsa economica.

     Impatto

    Socio/economico

    Il progetto favorisce l’integrazione socio-economica, contribuendo positivamente all’impatto sulla comunità di accoglienza e sui migranti stessi.

    Gli immigrati rappresentano un contributo indispensabile e irrinunciabile per un paese  come l’Italia, tanto da un punto di vista demografico quanto economico.
    Da un lato, infatti, il saldo migratorio con l’estero contrasta (quantomeno in parte) la crisi di natalità  e, dall’altro, il lavoro degli stranieri costituisce una importante voce del bilancio nazionale. Gli immigrati sono infatti gran lavoratori, e contribuiscono in maniera significativa all’economia del nostro paese.

    Uno studio di Fondazione Moressa sottolinea che il fenomeno per cui gli immigrati sono inseriti nei segmenti lavorativi più bassi e svolgono le mansioni meno qualificate ha ripercussioni anche sulle condizioni relative alla sicurezza. Sembra evidente come questo sia un nodo critico su cui è importante intervenire: per mantenere gli innegabili benefici economici attualmente derivanti dall’immigrazione è infatti necessario aumentare la produttività degli stranieri, non relegandoli a basse professioni.

     

    Partecipazione delle communità

    Il coinvolgimento della comunità straniera è il punto di forza di questo progetto, che è stato pensato ed in parte implementato dall’associazione Italbangla, una realtà presente sul territorio romano da trenta anni, che ha svolto un lavoro di analisi e predisposto azioni bilaterali utili al raggiungimento degli obiettivi del presente progetto anche dotandosi di un’equipe di lavoro eterogenea sia in Italia che in Bangladesh.

    ettivi a lungo termine

    Gli obiettivi a lungo termine sono garantiti dal coinvolgimento delle comunità straniere e più in generale della società civile coinvolta a vari livelli nell’implementazione delle azioni del progetto che ha ricadute positive sull’attivazione di circuiti virtuosi di partecipazione alla vita comunitaria e inserimento in gruppi formali e informali, facilita le modalità di accesso e fruizione dei servizi sia direttamente che indirettamente, crea e consolida reti con soggetti istituzionali, del privato sociale e del mondo del lavoro.

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